La "Strada della lana"
Il paesaggio sonoro
Il tempo del "lavoro collettivo, legato all'operare delle fabbriche, diverso rispetto a quello agricolo, segnato dal percorso del sole" era scandito dal suono delle campane, l'unica fonte acustica con un ampio orizzonte sonoro disponibile nel momento in cui, nei primi decenni dell'800, prese avvio nel Biellese il sistema di fabbrica. Le campane venivano suonate per chiamare gli operai al lavoro. Quando, attorno alla metà dell'800, vennero installate nei lanifici le prime caldaie a vapore - le "macchine da fuoco" -, le campane, poste in appositi alloggiamenti sovrastanti l'ingresso principale della fabbrica, cominciarono ad essere sostituite dalle sirene che producevano quel particolare "fischio" che diede origine al modo di dire dialettale "a sciubia l'ava" per significare l'inizio del lavoro e cioè il "dare acqua" alle macchine. Il suono della sirena divenne ben presto, al pari della ciminiera, uno dei simboli dell'industrializzazione del territorio. Per oltre un secolo nelle valli del Biellese, ma anche nella stessa città di Biella, l'urlo della sirena ha scandito i tempi della vita quotidiana non soltanto dei lavoratori, ma di tutta la popolazione. Il suono delle sirene si insinuava nelle valli strette e raggiungeva le frazioni più lontane condizionato dal variare della situazione meteorologica, in particolare dai venti dominanti.
La ricostruzione informatica del paesaggio sonoro del Triverese negli anni '60 ci consente di verificare visivamente le modalità di diffusione del suono. Il fischio della sirena era tanto pregnante nell'ambito della comunità da avvalorare l'ipotesi che il paesaggio sonoro sia stato determinante per "certificare" l'appartenenza ad una comunità basata sul sistema di fabbrica; è quindi legittimo considerarlo come uno degli elementi forti che costituirono l'identità del territorio biellese. (Giovanni Vachino) |
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