La "Strada della lana"


Venti secoli di un paesaggio laniero

Come può un territorio industriale come quello biellese farsi paesaggio? L'industria, per quanto sia industria cosiddetta leggera, come quella tessile, è rumore di macchine, odore di olio, fatica scandita da sirene, insomma roba da Prometeo, allegoria della tecnica condannata al lavoro. L'idea di paesaggio rimanda invece all'Arcadia, il mitico luogo da realizzare in concreto, con lo sguardo rivolto alla natura, con l'impegno nei confronti di un giardino, con l'attenzione all'idea di bellezza vissuta nell'otium di una villa, poco discosto un bosco, lontano un gruppo di montagne contro il cielo.
Insomma un territorio, storicamente vissuto con fatica da uomini e donne, allo stesso tempo risorsa e luogo per la produzione di merci, prima di tutto appunto terra, pietre, acque e alberi ai quali si sono legati la vita e il lavoro di tante famiglie, può davvero farsi paesaggio, quadro vivente offerto allo sguardo contemplativo di un pittore, di un viaggiatore, di un turista? C'è un certo fascino in questo interrogativo. Considerato come paesaggio industriale, il Biellese mostra una caratteristica straordinaria: la convivenza tra fabbrica e natura. Un territorio coperto in tempi antichi da foreste, che hanno lasciato tracce in una vegetazione boschiva estesa e rigogliosa, offre con le sue acque la forza motrice all'arte meccanica dell'uomo, che si organizza per filare, tessere, tingere la lana e così facendo trasforma nel tempo quel territorio stesso, con gli opifici, con le ciminiere, con le strade rotabili, i ponti, le ferrovie. In questo scenario, tuttavia, è arduo segnalare come conflittuale il rapporto tra la natura e la fabbrica, l'una scenario, l'altra protagonista di un brano importante di storia umana, intesa come storia di una cultura e di una civiltà. Dall'Ottocento in poi in maniera piuttosto eclatante il territorio industriale biellese si fa paesaggio, ritraendo quei suoi caratteri in mappe geografiche, repertori fotografici, cartoline, persino marchi di fabbrica e ancora guide turistiche, pagine di letteratura e nel ridisegno stesso di architetture e di luoghi. (Marco Trisciuoglio)

<b>Miagliano, Cotonificio Poma</b><br />foto Vittorio Besso, 1880 circa (archivio DocBi)

Miagliano, Cotonificio Poma
foto Vittorio Besso, 1880 circa (archivio DocBi)











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