La "Strada della lana"
Dall'artigianato all'industria
Della produzione laniera biellese si ha notizia già dagli statuti trecenteschi, mentre della sua organizzazione è noto come, tra Cinquecento e Settecento, si articoli in maniera diffusa sul territorio: gli addetti al lanificio lavorano a domicilio materie prime o semilavorati che l'imprenditore ha consegnato e tornerà a ritirare per la finitura e la vendita. Alcune manifatture si organizzano per lavare, cardare e filare la lana in modo da rifornire i telai domestici, o si dedicano alla tintura del prodotto finale. Verso la fine del Settecento sono già 253 le aziende che lavorano la lana nel Biellese, ma dal secondo decennio dell'Ottocento l'introduzione del telaio meccanico innesca un lento processo di innovazione della produzione, destinato a segnare profondamente il territorio con la realizzazione di architetture industriali appositamente progettate e costruite. Nei grandi opifici multipiano degli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento si svolgono o specifiche lavorazioni o lunghi tratti della catena produttiva o, in alcuni casi, il ciclo completo. Allo sviluppo della produzione laniera si accompagna, rilevante nell'economia biellese, quello dell'indotto, innanzitutto officine meccaniche per la riparazione e la produzione di macchine tessili, poi fabbriche di accessori (come i pettini e i licci che si producono a Callabiana, centro dalla lunga tradizione di lavorazione della canapa) o concerie, per la produzione di cinghie per telai o manicotti per carde. Il quadro dell'economia biellese dell'Ottocento non è tuttavia monoproduttivo: un ruolo importante rivestono maglifici e cappellifici. Questi ultimi producono soprattutto cappelli di feltro e, collocati a Biella e nella zona di Andorno, riscuotono un certo successo nella seconda metà del secolo.
La produzione di maglieria rappresenta tradizionalmente una specializzazione della zona di Pettinengo, Camandona e Callabiana, legate alla lavorazione della lana, ma anche delle fibre vegetali. Nell'Ottocento, grazie anche alle commesse dell'esercito, si diffonde la produzione di articoli di maglieria. Con l'introduzione dei telai meccanici rettilinei e circolari per maglieria, si compie nel settore un vero salto di qualità, evidente soprattutto nei centri di Camandona e di Pettinengo (con il maglificio Bellia Bernardo e Figli) e poi a Biella (con il maglificio Boglietti). Nel 1887 l'industria biellese della maglieria conta 18 stabilimenti, con 126 telai meccanici, 714 telai a mano e un totale di 1.683 operai. (Marco Trisciuoglio) |
|
|