I santi sui muri
I santi raffigurati
Se può apparire scontata la presenza di numerosi dipinti raffiguranti la Madonna d’Oropa, venerata in tutto il Biellese, stupisce l’entità di tale rappresentazione: sono quasi 500 le immagini della Madonna nera; si tratta quasi di una “peregrinatio” ante litteram che ha raggiunto ogni comune, ogni borgata a testimonianza appunto di una fede diffusa e dichiarata.
Tali raffigurazioni consentono una lettura iconografica dettagliata di tale immagine che è stata fornita da Angelo Stefano Bessone nell’introduzione del testo I santi sui muri, dove vengono anche interpretate le “persistenze millenarie” che caratterizzano anche iconograficamente i dipinti. Ne sono un esempio la luna ed il sole. Oltre alla Vergine, rappresentata nelle sue varie attribuzioni: l’Immacolata, l’Addolorata, oltre a quelle che Bessone definisce “Le Madonne di Torino”: la Consolata e l’Ausiliatrice, sono decine e decine i santi dipinti sui muri del Biellese. Iniziamo con san Giovanni Battista, san Giuseppe, san Pietro, santi patronimici per eccellenza, le cui raffigurazioni sono diffuse ovunque e facilmente riconoscibili. Il primo è individuabile grazie al perizoma di pelli che lo ricopre, all’agnello e al cartiglio con la scritta “Ecce Agnus Dei” (l’altro san Giovanni, l’Evangelista, ha invece come attributo il libro). Il secondo ha come attributo il bastone fiorito. Pietro ha in mano le chiavi della chiesa e il libro. San Carlo, anch’esso patronimico, deve la sua fortuna anche alla diffusa venerazione dell’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo appunto, morto nel 1584, che ebbe continui rapporti con il Biellese essendo imparentato con i Ferrero Fieschi di Masserano. Sant’Antonio abate, conosciuto popolarmente come dal purchet, deve la sua popolarità al fatto che gli veniva attribuita la protezione sugli animali domestici ed in particolare sul maiale, che viene dipinto ai suoi piedi. “Non c’è paese nel Biellese che in un modo o nell’altro non abbia l’immagine di san Rocco e san Sebastiano, i santi della peste”, afferma A. S. Bessone. In effetti questi santi sono ben presenti anche sui muri delle case; li ritroviamo soprattutto nei dipinti ottocenteschi quando il pericolo del contagio quantomeno riferito al colera o al vaiolo era ancora una realtà diffusa. San Rocco, la cui devozione si diffuse rapidamente nell’Europa Occidentale a partire dalla seconda metà del secolo XV, è raffigurato con la piaga sulla coscia. San Sebastiano, a partire dallo stesso periodo, viene raffigurato trafitto dalle frecce, strumento del suo martirio. Anche i santi specializzati nella protezione delle abitazioni e dei raccolti dalla grandine e dalle altre avversità sono dipinti con frequenza; ci si riferisce a san Grato e san Bernardo, riconoscibili attraverso i loro consueti attributi: il primo è raffigurato con in mano la testa mozzata di san Giovanni, il secondo impugna “il lungo bordone di arcidiacono, progenitore degli alpenstock”; san Bernardo inoltre regge la catena che imprigiona il diavolo. “Santo Stefano, patrono della città e della diocesi di Biella, è certamente una persistenza della pietà antica”. I numerosi dipinti della Sacra Sindone - sono 11 quelli individuati, presenti, oltre che a Biella, a Netro e ad Andorno - confermano come la provincia di Biella sia quella con il maggior numero di raffigurazioni sindoniche in Piemonte. |
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